Dagli albori ai giorni nostri

Timeline

Tutto inizia nell’aprile del 1476 quando, per sfuggire alle aspre lotte per il predominio nella città di Genova, che vedevano contrapposte la sua famiglia a quella degli Adorno, Agostino Fregoso si trasferisce alla corte del duca di Urbino Federico da Montefeltro, del quale, nell’ottobre dello stesso anno, sposa la figlia Gentile Feltria, che porta in dote uno dei più importanti castelli del ducato: Sant’Agata Feltria e il suo vasto territorio. Il governo del Rettorato di Sant’Agata continua con Ottaviano, Aurelio, Ottaviano II, Orazio e Aurelio.

Nel 1596, Orazio Fregoso, confermato marchese del territorio di Sant’Agata, comincia a sentire la mancanza della vivacità culturale, cui i Fregoso erano abituati presso il palazzo dei duchi di Urbino.

Per questa ragione, nell’anno 1605, fa costruire in capo alla piazza Maggiore il « Palazzo della Ragione o Palazzone”, che diviene il fulcro della vita amministrativa, sociale e culturale del Paese.

La progettazione del palazzo viene affidata a due architetti santagatesi: Alessandro Nastasini e Pietro Antonio Tommasini.

Nella sala del piano terra si riunivano i Consigli Generali del Rettorato, oltre a ciò veniva concessa alla gioventù santagatese per dare rappresentazioni teatrali, fare commedie e esibizioni musicali.

Nella riunione del 17 dicembre 1662, il Consiglio della Vicinanza deliberava di concedere in affitto, al signor Francesco Calabati, la suddetta stanza per esercitarvi l’attività di osteria a condizione che la stessa fosse sempre a disposizione della Comunità “per tutti li bisogni che possino avenire, et in specie il farsi commedie“. Tale decisione fu assai contrastata e la votazione che ne seguì diede il seguente esito: otto voti bianchi favorevoli, sei voti neri contrari.

Ed è proprio in questo periodo che a Sant’Agata Feltria nascono due fra i massimi musicisti del Secolo XVII: Giovanni Vincenzo Sarti, fra l’altro maestro di cappella nelle Cattedrali di Forlì e di Ravenna, e Angelo Berardi, tuttora considerato tra i maggiori teorici e trattatisti musicali del suo tempo.

Il primo piano del Palazzone fu riservato ai magazzini dell’Abbondanza Frumentaria, che aiutava i meno abbienti concedendo il grano a credito (a censo), durante le lunghe stagioni invernali o nelle annate di carestia.

Il secondo piano fu utilizzato per gli uffici giudiziari e amministrativi e, in un secondo tempo, come residenza del rettore.

L’esistenza di una sala teatro è anche documentata quando il Consiglio Generale, nella seduta del 17 dicembre 1690 approva con 32 voti favorevoli e solo 2 contrari che “è bene rafforzare il solaro sopra il Teatro, dov’è il magazzino da grano“.

L’articolo 1 dello Statuto della Società Condomini del Teatro di Sant’Agata Feltria, ci riferisce che il teatro venne costruito nell’anno 1723, a spese della predetta Società, ricavandolo dal piano terra del palazzo municipale e dalla demolizione del magazzino dell’Abbondanza Frumentaria.

Nella sua primitiva struttura il teatro era costituito dal palcoscenico e dalla platea nella quale venivano allineate file di panche in legno.

Il 18 maggio 1743, su incarico del presidente della Società Condomini Massaioli, mastro Giovanni Vannucci iniziò la costruzione dei primi 26 palchetti per un compenso di 45 scudi.

In seguito, nell’assemblea del 15 gennaio 1753, la Società Condomini affida al signor Sebastiano Genga l’ultimazione dei lavori di costruzione del terz’ordine di palchi.

Sorsero subito forti dissidi fra le famiglie santagatesi più facoltose. Tutte ambiscono ad occupare un palco centrale non solo per vedere meglio quanto avviene sul palcoscenico, ma per affermare il proprio casato o il ruolo sociale. È quindi una questione di prestigio oltre che di comodità.

Dopo lunghe discussioni si arriva ad un salomonico accordo: affidarsi alla sorte. Un’estrazione affiderà i palchi alle famiglie. Ogni anno si procedeva per sorteggio all’assegnazione dei palchi. Il metodo funziona così bene che resta in vigore fino al 1969, anno dell’ultima estrazione.

La direzione del teatro si dotò subito di regole le quali, fra le altre, prevedevano:

  • la Società Condomini è costituita dai Capi delle Famiglie Civili ed Onorate del Paese, che posseggono palchi, con diritto nei rispettivi legittimi successori.
  • Nessun condomino potrà possedere più di tre palchi, né disporre di più di tre voti.
  • Non saranno ammessi come soci, coloro che furono condannati a pene criminali con sentenza passata in giudicato che li privi dei diritti civili, finché non siano riabilitati.
  • I palchi fissi e spettanti prima al gonfaloniere poi al rettore, al podestà o al presidente della Società Condomini erano i due palchi di centro n. 8 del primo e secondo ordine.
  • Il prezzo legale dei palchi di primo e secondo ordine è stabilito in Lire 200, quello dei palchi del 3° ordine in Lire 150.
  • Ciascun Socio è responsabile della conservazione dei Palchi spettatigli, degli oggetti in essi racchiusi e dei relativi serramenti.
  • Niuno può introdurre nei rispettivi palchi modificazioni che alterano la forma , l’ornato e l’ordine rispetto agli altri.
  • È vietato l’accesso in Teatro a persone che non siano decentemente e convenientemente vestite.
  • La Deputazione vigila specialmente perché gli spettatori non si permettano parole o gesti che possono offendere la decenza.
  • Divieto di portare fiaschi e bottiglie di vino, vivande ed altri cibi.
  • L’obbligo di stare seduti a capo scoperto.
  • “Vietato il fumare”: divieto assoluto dell’uso di pipe, sigari, scaldini, fuoco in cassetta e lumi nei palchi. (Al tempo gli incendi nei teatri erano davvero frequenti a causa, soprattutto, dell’illuminazione a candele, impiegate in gran numero per gli effetti scenici e per illuminare. Bastava un soffio di vento, quindi, per dar vita alle  fiamme).

Nella seduta del 23 novembre 1755, si decise di mettere in scena, per il carnevale del 1756, il dramma “Il Ciro riconosciuto” un libretto in tre atti di Pietro Metastasio, scritto nel 1736.

Nel 1765 fu rappresentata la commedia “Arlecchino servitore di due padroni“, di Carlo Goldoni. Nell’occasione sembra fosse presente lo stesso autore in transito da Rimini verso Firenze. Per questo motivo è ricordato in uno dei medaglioni che sono qui nel teatro.

Nel 1838, a Sant’Agata Feltria nasceva l’”Accademia Filarmonica”, costituita da giovani dilettanti in musica, con a capo un presidente, il primo fu Giovanni Fabri.

Proprio per il grande entusiasmo dimostrato da questi giovani, lo stesso presidente, con lettera datata 2 aprile 1841, chiamò a dirigere la Filarmonica santagatese un giovane maestro di musica, Angelo Mariani, ventenne, appena diplomato in violino, ma da tutti ritenuto molto preparato nell’arte musicale, il quale accettò l’incarico con decorrenza I° maggio 1841.

Nel 1860 il palazzone dava segni di gravi lesioni nelle murature portanti e necessitava di adeguati lavori di consolidamento. La sera del 23 marzo 1865 i Consiglieri comunali si trovarono contrapposti fra due schieramenti: il primo a favore della demolizione del teatro, il secondo per il suo mantenimento. La contesa fu aspra e messa ai voti. Vinsero coloro che pensavano di demolirlo e costruire uffici comunali. Fortunatamente tale decisione non ebbe seguito (forse per mancanza di fondi).

Il sindaco Enea Nastasini, che ricopriva anche la carica di Presidente della Società Condomini, nel 1871 decise di dare inizio ad una sistemazione vitale per il teatro. Una nota del signor Angelo Bartoletti, datata 1° gennaio 1872, documenta che per poter pagare le spese del restauro, si era imposta una tassa a tutti i proprietari dei palchi.

(Gli stucchi e gli ornati esterni dei palchi furono eseguiti dal riminese Vittorio Zanni per la spesa complessiva di 180 lire, come da nota datata 25 settembre 1872. Le dorature dei capitelli e gli ornati furono eseguiti da Rachele Cappellani di cui si conserva la nota datata 30 ottobre 1872, dell’importo di lire 127,90. Gli intagli vennero effettuati da un certo, e non bene identificato, “Angiolino“.  La nuova illuminazione ad olio fu realizzata dalla ditta Elio Pozzi di Rimini per una spesa di 250 lire).

Ultimati i lavori di restauro, si stabilì di riaprirlo il giorno 1° settembre 1872. La Società Condomini, decise di intestare il Teatro all’ormai famosissimo maestro Angelo Mariani, che a Sant’Agata Feltria aveva iniziato la sua splendida storia musicale.

L’8 settembre 1906, giorno di festa in paese, all’interno del Teatro, scoppiò improvvisamente un incendio prontamente domato dall’opera di alcuni paesani e carabinieri presenti in piazza, che con celerità e coraggio scongiurarono danni rilevanti e forse irreparabili. Per questo atto furono elogiati e premiati con 1 lira a testa.

Un altro episodio importante per il Teatro a cui noi siamo affezionati riguarda l’8 settembre 1922: fu infatti in quell’anno che Sant’Agata Feltria fu fornita della corrente elettrica.

Ciro Ragazzini, che era all’epoca il più grande impresario teatrale italiano – gestiva contemporaneamente teatri in Italia, a Vienna e a Buenos Aires –  essendo nativo di Sant’Agata Feltria, volle fare dono di uno spettacolo che, per tre serate consecutive, deliziò gli spettatori del Mariani. Fu rappresentata l’opera immortale di Giuseppe Verdi  “Rigoletto”. Nell’occasione le musiche furono eseguite dall’Orchestra e dai cantanti del teatro “alla Scala” di Milano. Fra gli interpreti ricordiamo il tenore Giuliano Masini e il soprano Mercedes Capsir.

L’8 settembre 1946, all’interno del Teatro Mariani, si tenne il primo Convegno per l’annessione del Montefeltro alla Romagna. Non a caso si scelse Sant’Agata Feltria che sin da un’epoca anteriore alla proclamazione dell’Indipendenza d’Italia, aveva chiesto di essere compresa nelle Romagne.

Nella seduta del 2 maggio 1986, la Società dei Condomini, proprietaria del teatro, ha ceduto gratuitamente il teatro al Comune di Sant’Agata Feltria, il quale ha accettato la donazione con delibera consiliare n. 147 del 12 dicembre 1986.

Poi prevale l’oblio, e come tanti altri piccoli teatri, anche il Mariani nel dopoguerra viene utilizzato come sala cinematografica fino alla chiusura nei primi anni ‘70, inagibile per la mancanza dei requisiti minimi di sicurezza.

Solo in occasioni eccezionali viene riaperto, come quando nell’ottobre del 1988, a Sant’Agata viene invitato il Presidente del Senato Giovanni Spadolini, nella sua visita alla Fiera Nazionale del Tartufo. In quella occasione definisce il Teatro Mariani “un insostituibile tassello della cultura universale”.

Nell’inverno del 1992, la troupe del regista Rubino Rubini, era alla ricerca di un teatro storico nel quale il grande attore Vittorio Gassman avrebbe dovuto registrare la Divina Commedia per un grande serial televisivo da trasmettere sulla RAI. E a Sant’Agata Feltria trovarono il loro Teatro.

Grazie alla scelta di Vittorio Gassman il pubblico nazionale scopre la bellezza di questo piccolo gioiello di teatro. Si muovono anche gli enti locali e statali che prendono seriamente in esame la possibilità di un suo recupero.

L’Amministrazione Comunale, dopo avere risolto vari ostacoli burocratici, è riuscita ad ottenere i finanziamenti per eseguire i necessari lavori di consolidamento e restauro, ultimati nell’anno 2002, che hanno riportato il glorioso Teatro Mariani agli antichi splendori.

La massima espressione culturale, storica ed artistica di Sant’Agata Feltria, dopo oltre un trentennio, è restituita nella sua piena funzionalità ai cittadini e a tutti gli amanti dell’arte e della cultura. Oggi il Teatro Angelo Mariani di Sant’Agata Feltria  è visibile in tutta la sua bellezza.

Letture Dantesche
Vittorio Gassman

Nel 1993 il grande attore Vittorio Gassman scelse questo affascinante teatro per recitare il cantico dantesco dell’Inferno nel suo Recital della Divina Commedia trasmesso dalla RAI nel medesimo anno.

Segue

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